Gli Scacchi nella nostra città (Prima parte)
Questa storia inizia
nel 1970. Sono trascorsi più di trent'anni, eppure ci sembra quasi
l'altro ieri.
Cosa potevano fare,
tanti ani fa, tre ragazzi che da poco avevano scoperto un gioco tanto avvincente
da non far vedere l'ora, ogni giorno, di misurarsi in ripetute, rocambolesche
sfide, dall'esito spesso alterno?
Infatti, era chiaro
che quelle partite alla garibaldina, combattute fino all'ultima mossa,
fra colpi di...genio (o di fortuna?) e sviste clamorose, non potevano rappresentare
il modo più corretto di giocare a scacchi.
Il forte desiderio di migliorare
il proprio gioco immaginando, senza sbagliare, che ci fossero forti giocatori
e campioni, appositi schemi e teorie, portò alla ricerca di qualche
libro (ne fu trovato uno dopo aver girato tutte le librerie della città!)
e quindi, con ancora maggiore entusiasmo, della Federazione, senza dubbio
esistente, che indicasse i Circoli più vicini.
I tre giovani, che rispondevano
ai nomi di Alberto Bernabei, Massimo Borgia e Claudio Santoro, ebbero dalla
Federazione (trovata consultando gli elenchi telefonici prima di Roma e
poi di Milano) notizie quasi sconfortanti. Gli unici Circoli pugliesi si
trovavano a Bari e Taranto, non c'erano giocatori tesserati sia a Lecce
che in provincia, e come riferimento venne indicata la sede provinciale
dell'ENAL. Questo era un Ente Nazionale, ormai chiuso da diversi anni,
che allora, con i fondi dell'enalotto, non ancora "super", dava una mano
alle attività del tempo libero ed agli sport minori, un cocktail
che riuniva, fra gli altri, la caccia, le bocce e gli scacchi!
Comunque sia, si deve
dire che il locale direttore, dott. Gabriele Arena, diede un primo concreto
e fondamentale aiuto: oltre a plaudire l'iniziativa della costituzione
di un gruppo scacchistico, concesse l'uso di un piccolo locale, nel sottoscala
della sede dell'ente, in via Premuda, dove la sera ci si potesse riunire
e giocare. Nel frattempo il terzetto iniziale si era infoltito perché,
con una ricerca degna dei migliori tam-tam della giungla, si avvicinò
al Circolo Lupiae (così fu chiamato) una dozzina di altri appassionati,
tra i quali l'avv. Luigi Graziuso fu scelto come presidente.
Iniziò così
l'organizzazione dei primi tornei sociali, di sfide con le squadre di Bari
e Taranto ed una stretta collaborazione con un gruppo di scacchisti brindisini,
con alla testa i fratelli Fulvio ed Umberto Farachi che, insieme ai giocatori
degli altri centri della provincia, rendevano il Lupiae il centro del gioco
nel salento.
Seguirono le partecipazioni
ai tornei internazionali. Indimenticabili quelle ai tornei di Bari, per
otto giorni di fila, d'estate, su auto naturalmente prive di aria condizionata
percorrendo la vecchia strada statale. Si arrivava sudati e già
stanchi dopo aver rimuginato, per tutto il viaggio, le aperture da giocare,
spesso dimenticandole!
Ma non sempre andava
male. Anzi più di qualcuno ottenne la terza e la seconda categoria
nazionale: ci si sentiva dei campioni. Non era ancora tutto, perché
i tre giovani fondatori, insieme ad Angelo Peluso, un ragazzo di Taranto
appositamente tesserato, grazie all'aiuto economico di un po' tutti i soci,
parteciparono, nel settembre dell'anno 1971, al Campionato Italiano a Squadre
svoltosi ad Asiago, dove il Lupiae risultò essere la squadra più
giovane (con l'età media di diciannove anni) ed anche l'unica rappresentante
del meridione a sud di Roma.
La soddisfazione per
il risultato conseguito, un buon piazzamento nel centro classifica della
Serie C, fu nulla rispetto agli elogi, durante la cerimonia di premiazione,
del Presidente della Federazione che additò la squadra leccese quale
raro esempio di coraggio, spirito d'iniziativa e passione per il nobil
giuoco, consegnando una apposita targa di riconoscimento.
Si può oggi senz'altro
affermare che quella partecipazione costituì la base di entusiasmo
e fiducia che ha consentito i futuri successi e, soprattutto, il formarsi
di quello spirito di fedeltà ad un simbolo che, abbiamo constatato
col passare degli anni, è rimasto per quasi tutti intatto
pur con l'alternarsi degli eventi.
In questa prima parte
della nostra storia non possiamo dimenticare coloro che nel tempo, anche
se in modo diverso, hanno contribuito, insieme a tutti gli altri, allo
sviluppo del gioco degli scacchi a Lecce. Cari amici come Fernando Porpora,
Gino Mazzotta, il dott. Filippo Stea, il dott. Domenico Pugliese, l'ing.
Luigi Capozza, l'ing. Elio Elia, Aldo Tana, l'ing. Antonio Funaro, il giovane
Fernando Balsamo, l'avv. Antonio Bisanti e, purtroppo ultimo, Totò
Manco, non ci sono più, ma la traccia del loro ricordo resterà
indelebile.