Trent'anni di attività del Circolo Lupiae
(prima parte)
Gli Scacchi nella nostra città    (Seconda parte)

     Ripartiamo dai primi passi, percorsi, come ricordiamo, nel sottoscala dell’ENAL che, con l’arrivo dei nuovi appassionati e con l’aumento dell’attività era diventato alquanto stretto e, peraltro, lo stesso direttore dell’Ente, aveva preavvisato che quella sistemazione sarebbe stata temporanea. Ad ogni modo, visto il successo dell’iniziativa, di cui era chiaramente soddisfatto, si premurò di reperire ospitalità al Circolo presso il Dopolavoro F.S.E., affiliato all’ENAL, senza alcun onere oltre a quello di un piccolo contributo al custode per le pulizie.
     I locali del Dopolavoro erano costituiti da tre ampi saloni, oltre ad ingresso e servizi, evidentemente di capienza superiore alle necessità del Cral che vedeva la frequentazione di non più d’una ventina di ferrovieri per i giochi di carte e, pertanto, non ci fu difficoltà ad avere assegnata una stanza con balcone che si affacciava all’inizio del Viale Stazione.
     Nel frattempo, trasferitosi a Roma per gli studi Claudio Santoro, uno dei fondatori nonché valido giocatore, nei vari tornei primeggiavano, con alternanza di risultati, gli altri due pionieri: Massimo Borgia ed Alberto Bernabei. Era prevedibile che tra i due ci fosse una certa rivalità che, se dal punto di vista tecnico era improntata alla massima sportività (data anche la natura del gioco che non poteva dare adito a contestazioni), spesso infiammava le riunioni del direttivo perché entrambi volevano imporre le loro idee ed iniziative. Non era sempre facile per il paziente avv. Luigi Graziuso (incolpevole Presidente), per l’ironico Nando Porpora o per il buon Gino Mazzotta, alcuni fra i componenti del direttivo, tenere a freno i due…vulcani!
     Fra coloro che, intanto, si avvicinavano al Lupiae si deve segnalare una figura che, nel bene o nel male, a seconda delle circostanze o dei punti di vista, avrebbe inciso profondamente nel futuro del Circolo e del movimento scacchistico salentino: tale Giorgio Sansonetti. Ragazzo dotato di indubbie doti scacchistiche che gli permisero di migliorare rapidamente la propria forza di gioco (in pochi anni divenne il più forte giocatore del Salento, rimanendovi a lungo al vertice), era altresì provvisto di una spiccata personalità che, col tempo, avrebbe contrastato con quella dei fondatori.
     Gli anni trascorsi presso il Cral F.S.E., pur covando… terremoti, sono stati quelli più spensierati e, se vogliamo, più ricchi di soddisfazioni. Il Lupiae partecipava (quasi sempre unico rappresentante del Sud) ai Campionati Italiani a Squadre, ovunque fossero: Asiago, Venezia o Reggio Emilia. Nei vari tornei internazionali, per esempio quelli di Imperia, Arco, Roma, Cava dei Tirreni, La Spezia, Catanzaro, ecc., si registrava quasi sempre la presenza di qualche “lupiaense”, mentre all’appuntamento estivo con quelli di Bari la trasferta diventava… di gruppo.
     Il “segretario” Massimo Borgia curava un bollettino ciclostilato, “Salento Scacchi”, diventato man mano una vera e propria rivista, ricca di articoli, partite, classifiche dei tornei, programmi dell’attività e varie rubriche, che superava il confine di semplice notiziario sociale. I Tornei si susseguivano numerosi, catalizzando un sempre più elevato interesse anche da parte di scacchisti di centri vicini i quali, a loro volta, formavano nuclei di gioco presso i Circoli Cittadini, come avvenne a Galugnano, Zollino, Ugento e San Pietro Vernotico  Insomma tutto sembrava filare per il meglio quando si unirono due avvenimenti che modificarono la struttura organizzativa del Lupiae.
     Avvenne per primo che Massimo Borgia - se ricordiamo bene per il fatto che il Direttivo volesse affiancargli Bernabei nella redazione di “Salento Scacchi”, cosa che questi non poteva tollerare! - si dimise dal Circolo (fondandone uno nuovo, come Sez. Scacchi del Lecce Club di Via Zanardelli); inoltre, poiché il Lupiae venne “sfrattato” dal Cral F.S.E. (per questo fatto non si esclude lo zampino di Borgia, che era socio del Dopolavoro, in quanto dipendente delle F.S.E., e quindi amico dei suoi dirigenti), si pose il problema di trovare una nuova sede (vedremo che questo tema sarà alquanto ricorrente nella vita del Lupiae).
     Non trovando alcuna adeguata ospitalità presso locali di Enti o Cral vari, il direttivo decise di percorrere la strada di una sede propria in affitto. A ciò si oppose fermamente il presidente, Avv. Graziuso, che temeva (forse non con tutti i torti) le difficoltà per il reperimento dei fondi tramite le quote sociali (non era l’epoca per pensare a contributi o sponsor) e, poiché in tale decisione venne messo in minoranza (fu eletto presidente, fra quelli che si mostrarono favorevoli all’iniziativa, il prof. Ugo Parisi) decise di dimettersi allontanandosi definitivamente dagli scacchi (diventando giocatore ed attivista del gioco della dama della quale è tutt’ora delegato provinciale).
     Il Lupiae trovò, quindi, la sua sede in una piccola stradina del centro storico, in Via Conte di Gaufrido, dalle parti di Porta Napoli, in locali fra i più economici ma purtroppo piccoli, freddi, ed umidi.
     Intanto Giorgio Sansonetti raccoglieva, tesserandoli, alcuni giovani fra i più forti e promettenti del Lupiae fondando il “Fast Club”, circolo a numero chiuso e ristretto che aveva come sede e punto d’incontro il Bar Galleria di Piazza Mazzini. Lo scopo dell’ambizioso Sansonetti era quello di costituire una specie di Lega degli scacchisti più forti e, con tale Club, partecipare (solo per vincere, possibilmente, alla faccia di De Coubertain!) ai vari tornei con opportuno gioco di squadra, al fine di raccogliere più premi possibili (ahinoi! iniziavano a far capolino piccoli premi in denaro).
     Insomma, siamo a metà degli anni settanta e Lecce ha ben tre Circoli di scacchi (le sono davanti solo Milano e Roma!).
     Arrivederci alla prossima puntata.
 

(a cura di Massimo Borgia)